Questa settimana tre poesie di Massimo Campus, un compagno che ha contribuito molto in special modo ai tempi di Volante Rossa. Tre poesie che per me potrebbero stare benissimo in un'antologia tanta è la sua bravura nell'uso dei termini e nel saper captare e riprodurre, universalizzandola, la poesia che c'è là fuori, in tutte le sue sfumature e polarità di umori e sentimenti che, nel toccarci, produce.

AUTUNNO
Nel bosco il secco frusciare
di foglie
segnala la ghianda che cade
e il picchio puntuale che scava
rugose cortecce
ed insetti.
Il vento colora
di ruggine ed ocra
i muschi e le fronde,
l'acqua mansueta
disperde nel fosso
la rapida impronta del cervo.
Sola di lui mi rimane
la traccia odorosa di maschio
dai palchi possenti
che piega le felci
nel suo scomparire.
Nel bosco il secco frusciare
di foglie
segnala la ghianda che cade
e il picchio puntuale che scava
rugose cortecce
ed insetti.
Il vento colora
di ruggine ed ocra
i muschi e le fronde,
l'acqua mansueta
disperde nel fosso
la rapida impronta del cervo.
Sola di lui mi rimane
la traccia odorosa di maschio
dai palchi possenti
che piega le felci
nel suo scomparire.
Ma se il silenzio
mi riconduce la sera
sulla rotta di casa
sarà il tremolio sopra le chiome
a parlarmi del buio che sale
dall'immoto orizzonte.
La luce della finestra
lontana
confonderà le stelle.
mi riconduce la sera
sulla rotta di casa
sarà il tremolio sopra le chiome
a parlarmi del buio che sale
dall'immoto orizzonte.
La luce della finestra
lontana
confonderà le stelle.

UN QUIETO MATTINO
Il bosco crocchiante di rami caduti
e di foglie
risuona di echi lontani
ed umani.
C'è un gioco di cani
e uggiolii
e sommessi richiami
che scuote
e percuote
i sentieri
dietro la preda.
Ma di sangue
e non sangue
e tremuli nervi
è fatta la lepre
che gocciola orrore
e terrore
dagli occhi inseguiti.
Lo sparo improvviso
e le fauci puntute
uccidono il sogno
dell'erba stillante rugiada,
del prato e del rovo
di un quieto mattino.
e di foglie
risuona di echi lontani
ed umani.
C'è un gioco di cani
e uggiolii
e sommessi richiami
che scuote
e percuote
i sentieri
dietro la preda.
Ma di sangue
e non sangue
e tremuli nervi
è fatta la lepre
che gocciola orrore
e terrore
dagli occhi inseguiti.
Lo sparo improvviso
e le fauci puntute
uccidono il sogno
dell'erba stillante rugiada,
del prato e del rovo
di un quieto mattino.

LA PENOMBRA TI CUSTODISCE
La penombra ti custodisce
nella quiete tersa della sera.
Hai un viso sommesso
puntato di palpebre inquiete,
come un campo percosso
dal vento insistente d'inverno
o un leggero crocchiare di foglie
ai piedi del bosco.
puntato di palpebre inquiete,
come un campo percosso
dal vento insistente d'inverno
o un leggero crocchiare di foglie
ai piedi del bosco.
Intuisco pensieri celati,
lavoro di sogni che attraversano
zigomi e ciglia,
ma per me è incognita terra,
scrigno di cui non posseggo
la chiave.
Su te sola ripieghi lo sguardo,
il fiero lampo non domo.
lavoro di sogni che attraversano
zigomi e ciglia,
ma per me è incognita terra,
scrigno di cui non posseggo
la chiave.
Su te sola ripieghi lo sguardo,
il fiero lampo non domo.
(Massimo Campus)