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FERRAGOSTO 2013

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Feriae Augusti...qua non c'è nessun Augustus ma un giorno di ferie dal blog ce lo prendiamo anche noi! Commenti liberi di qualsiasi tipo, per chi volesse.


Ogni giorno salgo sul tram n. 18 e guardo il mare, sull'altro lato la vasta pianura e in fondo, laggiù laggiù, le montagne. Se non soffia vento forte è un venticello fresco: agita i tuoi capelli, ti carezza e avvolge anche me. Sento il profumo del tuo corpo, ma sono certo anche dei tuoi pensieri. E' delicato e non si lascia catturare. Viaggia nell'aria insieme al vento. Mentre distolgo lo sguardo dal mare, mi tuffo nei tuoi occhi. Tu volgi lo sguardo dall'altra parte, ma ci sono porte e finestre sempre aperte. Sento la tua voce quando sei a casa. E' appassionata come il volo di una farfalla. Il cuore una rosa rossa. La tua risata riempie la mia anima. Quando hai la radio accesa canti;la tua voce è una vena carsica: mi disseta.Io la guardo e lei di nascosto fa altrettanto. Una sola volta siamo entrati nei nostri occhi: c'erano immensi e angoli in cui rifugiarsi per pesare i pensieri e le emozioni. In un angolo con varie sedie e poltrone su una cassapanca più alta del solito c'era lo strumento deputato alla misurazione. Lei non voleva renderlo volgare, cioè alla portata del danaro.

Ogni giorno salgo sulla metro che ha colori accesi e sfreccia sottoterra, sbuffa e ha il sapore del ferro; spesso piange, nonostante l'affollamento. Sembra una bambina capricciosa, un adolescente molto bella che si vede brutta e una vecchia che ha pensieri fissi come montagne senza tempo.

Ogni giorno salgo sul filobus e allo stazionamento c'è Teresa:parla, parla e parla. E' un monologo itinerante. Nelle sue parole c'è la notte e poi le poppate dei bambini. Teresa dice di avere dieci figli che stanno tutti in giro per il mondo. Ormai conosco i loro visi soltanto da bambini. Eppure non passa anno che non mi spediscono le loro foto. Dicono sempre che non sono cambiati e che sono tutti uguali a quando sono andati via, ma io non ci credo. Sono cambiati eccome: semplicemente non se ne sono accorti. E per convincerli ho detto a ognuno di mettersi davanti allo specchio foto compresa: da lì non si scappa; lì è riflessa la verità.

Ogni giorno vado alla stazione centrale e guardo i treni in arrivo e quelli in partenza: a ogni età una gioia o più repentinamente uno strappo, una ferita, un addio, una colmata d'acciaio a seppellire la terra del cuore e degli occhi. A ogni treno un età. A ogni età un treno che passa.

Sono ritornato sulla metro: salgo, scendo e risalgo e a ogni stazione il cuore balza veloce, le gambe un po' meno: sembra un bambino. Gli dico che è ora di andare, lo strattono e mette il muso,capriccioso. Dice piangendo che lei è sempre lì, ad attenderlo con il suo corpo e i pensieri profumati. 

(Transit)

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