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LA LOTTA DEI DETENUTI IN GRECIA.

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Chi è uso leggere abitualmente questo blog sa che abbiamo guardato e guardiamo all'esperienza di Syriza con una certa benevolenza e una volontaristica fiducia, e che abbiamo sempre rifiutato posizioni di critica massimalista e apriorista (del tipo, per capirci, di quelle che nell'articolo che segue si trovano da parte di alcuni gruppi).
In questo periodo, in cui le trattative con l'UE sono convulse ed incerte, stiamo aspettando di  vedere ciò che accadrà prima di esprimerci.
Tuttavia oggi è doveroso parlare della situazione delle carceri greche, e dunque indirettamente (giacchè queste misure sono state decise da Samaras e sempre avversate da Tsipras e i suoi) di Syriza.
L'articolo ci mostra un regime carcerario abominevole e terrorista, molto simile, dove non peggiore, al 41bis -che nasce per colpire i protagonisti delle rivolte carcerarie e solo dopo viene applicato anche (e non solo) ai mafiosi, ove poi spesso tra i 'mafiosi' si trovano un sacco di poveracci capitati lì per cui anche con questo termine sarebbe da stare attenti- o al  FIES spagnolo, questo vera e propria inquisizione politica. Un sistema in certo modo vicino al pianeta detentivo statunitense (che non è solo Guantanamo), giacchè come violenza concentrazionaria gli USA sono sempre stati maestri: Silvia Baraldini ne sa qualcosa, così come i tanti militanti dei movimenti di liberazione afro americani, o dei nativi (vedi, tra i casi emblematici, Leonard Peltier), o di tante minoranze che non hanno il peso di lobby economiche alle spalle.
Dunque, nel nostro piccolo, esprimiamo piena solidarietà e vicinanza agli organizzatori e ai ventidue detenuti in sciopero della fame e ancor di più a quelli che sono in condizioni di salute gravi, ed esprimiamo la forte speranza che Syriza intervenga presto contro questa legislazione, giacchè un governo di classe (usiamo questa espressione in senso lato in quanto Syriza non è un governo di classe, ma ha tuttavia una forte vocazione in favore dei ceti subalterni) non può considerare secondaria la salute e la vita delle donne e degli uomini sottoposti ad abuso detentivo (ancor più quando esso colpisce proletari o militanti politici dalla loro parte, anzichè banalmente personaggi legati all'ambiente affaristico-criminale), perchè la violenza carceraria uccide, e dunque è questione, a nostro avviso, di massima urgenza.




da  http://ilmanifesto.info/carceri-lo-sciopero-scuote-syriza/


Ven­ti­due dete­nuti poli­tici che fanno lo scio­pero della fame – oggi è il 34 esimo giorno — per l’abolizione delle car­ceri spe­ciali e di un insieme di misure di emer­genza rischiano la morte, met­tendo a dura prova il governo di Ale­xis Tsi­pras. Sparsi in vari ospe­dali, cin­que di loro, secondo i medici, sono in fase di dere­go­la­riz­za­zione defi­ni­tiva delle loro fun­zioni orga­ni­che, uno ha già avuto due infarti, men­tre la vicenda, poco prima della pasqua orto­dossa, sta offu­scando la cro­naca sulle trat­ta­tive tra Atene e i cre­di­tori internazionali.
Tutto è comin­ciato il 2 marzo, quando una tren­tina di dete­nuti accu­sati o con­dan­nati per rapine, atten­tati ter­ro­ri­stici, tutti con­si­de­rati «peri­co­losi» dallo stato elle­nico, hanno deciso lo scio­pero della fame per pro­te­stare con­tro la «cro­ciata anti­ter­ro­ri­smo» degli ultimi anni, che pre­vede tra l’ altro la deten­zione dei fami­liari dei pre­sunti terroristi.
In un comu­ni­cato fir­mato da Dimi­tris Kou­fon­ti­nas, mem­bro dell’ orga­ni­za­zione 17 novem­bre, e Kostas Gour­nas, mem­bro di Lotta Rivo­lu­zio­na­ria, ambe­due pri­gio­nieri nel car­cere spe­ciale di Domo­kos, si legge che i dete­nuti lot­tano per «l’abolizione di alcuni arti­coli del codice penale che si rife­ri­scono alle orga­niz­za­zioni cri­mi­nali e ter­ro­ri­sti­che, per la revoca della legge di emer­genza che pre­vede misure spe­ciali, l’abolizione dei tri­bu­nali spe­ciali e delle pri­gioni di tipo Gamma, sim­bolo dello stato d’eccezione dei pri­gio­neri politici».
La crea­zione delle car­ceri spe­ciali, da parte del vec­chio governo, fu la goc­cia che fece tra­boc­care il vaso della pro­te­sta con­tro un sistema peni­ten­zia­rio ana­cro­ni­stico e repressivo.
Mal­trat­ta­menti, pestaggi, tor­ture sono all’ordine del giorno nelle pri­gioni gre­che, tra le più sovraf­fol­lati d’Europa. Non solo: la man­canza del per­so­nale medico, la spor­ci­zia nelle celle e negli spazi comuni — non a caso epa­tite e altre malat­tie sono molto dif­fuse — ma soprat­tutto il rego­la­mento disci­pli­nare, che si fa sem­pre più rigido, danno l’immagine di un vero e pro­prio inferno, non degno né della sto­ria né della civiltà elle­nica. Non a caso ogni anno non sono pochi i dete­nuti che deci­dono di met­tere fine alla loro vita. L’ultimo è stato un paki­stano che si è impic­cato il 24 marzo pro­prio nello stesso car­cere dove sono rin­chiusi Kou­fon­ti­nas e Gournas.
Cen­ti­naia sono in attesa del pro­cesso, visto che secondo la legi­sla­tura greca, una per­sona può essere dete­nuta fino a 18 mesi prima di essere processata.
Che la situa­zione sia disu­mana lo dimo­strano i fre­quenti scio­peri della fame, le rivolte, le fughe, ma pure le sta­ti­sti­che e le con­danne della Gre­cia da parte della Corte euro­pea dei diritti umani. Nel 2014 i reclusi nelle pri­gioni gre­che, che al mas­simo pos­sono ospi­tare 9 mila per­sone, erano 12.700. Più della metà sono extra­co­mu­ni­tari e la mag­gio­ranza è arre­stata per­ché ha ten­tato di entrare clan­de­sti­na­mente in ter­ri­to­rio elle­nico oppure per delitti legati all’uso di droga. In con­di­zioni di lusso, invece, vivono i dete­nuti neo­na­zi­sti di Alba Dorata e per­so­naggi poli­tici con­dan­nati per corruzione.
Il governo di Anto­nis Sama­ras non solo non ha fatto nulla per miglio­rare la situa­zione, ma ha creato le car­ceri spe­ciali. Il pre­te­sto è stato l’evasione, nel 2014, di Chri­sto­dou­los Xiros, mem­bro del 17 novem­bre, con­dan­nato a sei erga­stoli e in car­cere dal 2003. La sua scom­parsa dopo un per­messo pre­mio per le feste di Natale (Xiros è stato arre­stato di nuovo pochi mesi fa) aveva pro­vo­cato dure rea­zioni tra i con­ser­va­tori e i socia­li­sti, fin­ché Sama­ras aveva deciso di costruire il primo car­cere spe­ciale, detto Gamma, a Domo­kos, una cit­ta­dina a una tren­tina di chi­lo­me­tri a nord di Lamia.
I dete­nuti sor­ve­gliati dai reparti delle forze spe­ciali della poli­zia e da mili­tari armati fino al collo, senza per­messi di libertà, con ore d’ aria quasi ine­si­stenti, senza la pos­si­bi­lità di comu­ni­care con il mondo esterno, con video­ca­mere, porte blin­date e fine­stre anti­pro­iet­tile, vivono iso­lati in un car­cere tutto nuovo ma medioe­vale, diven­tato il sim­bolo della repres­sione. Erano seguite pro­te­ste con­tro la riforma del sistema peni­ten­zia­rio da parte di migliaia di dete­nuti, mobi­li­ta­zioni orga­niz­zate da gruppi anar­chici e atti­vi­sti della sini­stra, ma Sama­ras era rima­sto fermo. Nel ten­ta­tivo di rac­co­gliere voti, poco prima delle ele­zioni del gen­naio scorso, il suo governo aveva pun­tato sulla sicu­rezza, men­tre Syriza aveva pro­messo la chiu­sura imme­diata del car­cere di tipo Gamma.
Ieri il mini­stro della Giu­sti­zia Nikos Para­ske­vo­pou­los ha pre­sen­tato un pro­getto di legge che pre­vede, tra l’altro, l’abolizione delle car­ceri spe­ciali. Per alcuni dete­nuti poli­tici e sim­pa­tiz­zanti della lotta armata non è suf­fi­ciente. Lo stesso pen­sano alcuni gruppi anar­chici — che ieri hanno rischiato di scon­trarsi con la poli­zia nel quar­tiere ate­niese di Exar­chia — per i quali Syriza «è sem­pre espres­sione del potere» e «nemico di classe».
Poche set­ti­mane fa gli anar­chici, in segno di soli­da­rietà ai dete­nuti in scio­pero della fame, hanno occu­pato per alcune ore la sede cen­trale di Syriza ad Atene. Mer­co­ledì scorso una ven­tina di atti­vi­sti, sono entrati nel “sagrato” del Par­la­mento, dove non ci sono più le bar­riere metal­li­che, per espri­mere la loro soli­da­rietà ai «com­pa­gni incar­ce­rati in lotta».
Una pro­te­sta del tutto paci­fica che ha pro­vo­cato una marea di rea­zioni. Per Nd e Pasok «lo Stato è stato tra­volto», men­tre nel governo ci sono due linee di pen­siero: c’è chi, come il por­ta­voce e il rap­pre­sen­tante par­la­men­tare di Syriza, con­si­dera l’atto «pro­vo­ca­to­rio e incom­pren­si­bile», men­tre per la Pre­si­dente del Par­la­mento Zoi Kon­stan­to­pou­lou «non c’è stata alcuna invasione».



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