In molti hanno finora scritto che l'astensionismo dovrebbe in qualche modo preoccupare Renzi, e secondo me non hanno mai capito il quadro istituzionale che egli ha in mente e in cui l'astensionismo, fosse anche a cifre astronomiche, è quasi benedetto.
Questo articolo secondo me spiega molto bene i motivi di tutto.
Aggiungo solo che, senza un'alternativa a sinistra, l'unico avversario che la potenziale Grosse Koalition di Renzi (improntata ad immagine e somiglianza del premier) rischia di trovarsi davanti è l'estrema destra ricomposta attorno alla Lega in stile Front National francese: un nemico rafforzato dalla crisi, alla quale risponde con la semplice ricetta della guerra al più povero insieme ad una critica fortissima all'UE che forse andava fatta meglio e più profondamente a sinistra e da sinistra.
Un avversario di cui Renzi non ha paura e che forse non vincerà, ma che darà agibilità, strutture, sedi e soldi non solo alla Lega, ma ai suoi alleati di Casa Pound e altro sottobosco fascista vario, con conseguenze sociali molto pericolose.
E, per finire, notiamo che ancora una volta le restrizioni dei diritti sociali e del lavoro viaggiano in parallelo con le restrizioni democratiche, perchè, per restringere la democrazia (come nota en passant l'articolo) vanno primariamente indeboliti i corpi intermedi e ogni potere contrattuale delle parti sociali e del 'naturale' antagonista del Capitale, cioè il Lavoro, per cui è in errore chi pensa che i due problemi possano essere affrontati disgiuntamente o che, addirittura, vada affrontato il solo nodo della democrazia formale.
da http://sinistradalternativa.wordpress.com/2014/11/24/renzi-astensionismo-e-il-processo-verso-un-nuovo-modello-politico-e-il-vero-cambiaverso/
Ha ragione Renzi. L’astensionismo NON è un problema, neppure secondario. La sua non è leggerezza e neppure superficialità.
Lo cita gioco forza per ragioni di tattica, anche perché sono prossime le primarie in varie Regioni, e comunque è una eredità – questa delle primarie – colla quale deve ancora fare i conti, ma la sensazione è che la sbaraccherà presto. E’ troppo profonda ed avanzata la trasformazione del PD, c’è sempre il rischio di qualche avviso di garanzia volante e poi queste non sono più necessarie.
Quindi l’astensionismo choc espressosi nelle elezioni regionali dell’ER, con una percentuale più da influenza che da affluenza e impensabile sino a pochi mesi fa, è ciò che potremmo chiamare “il cacio sui maccheroni”.
Il processo avviato ormai da tempo e mirabilmente impersonato in questa fase dalle caratteristiche personologiche del “Renzi” di turno, ci consegna un quadro di accesso all’espressione democratica, almeno come si è intesa sinora, che disegna un inesorabile strettissimo imbuto, fortemente selettivo.
Degradati i corpi intermedi, annullato il senso della collettività sociale e della sua rappresentanza politica, appiattito pesantemente il conflitto e reinterpretata la frattura capitale/lavoro, scomparse le Province nel senso elettivo popolare ma ben presenti in quello di nomina di secondo grado, scomparso il Senato (anch’esso di secondo grado), impostato un Italicum dai dubbi risvolti costituzionali, ecco che l’astensionismo rappresenta una auto-esclusione da parte della popolazione che non può non essere visto come assolutamente positivo.
Non siamo neppure alla postdemocrazia di Crouch.
Se poi aggiungiamo la tensione presidenzialista (che non avrebbe la fortuna di nascere, come in Francia, in un momento di grande partecipazione e coinvolgimento politico diffuso) la sensazione netta è che si sia in una (breve) fase di transizione, di svolta molto stretta che sta traghettando la Repubblica parlamentare in un modello nuovo, di stampo oligarchico, di cui non ho memoria nella Storia italiana.
Non mi soffermo, per economia del discorso, su chi detenga il progetto e le fila, cioè sull’imprimatur delle grandi presenze economiche e finanziarie mondiali, né sul ruolo dell’UE o della Commissione europea,, la diatriba dell’Euro, la precipitazione internazionale, le revance nazionalistiche, ecc ecc…..
Certo è che la crisi che stiamo affrontando al contempo è scaturigine e catalizzatore di questa trasformazione, con esiti a dir poco drammatici sulla popolazione sia sul piano materiale (lavoro, salute, istruzione, previdenza, futuro…) che su quello della impossibilità a riconoscere le cause vere riversando sull’ultimo anello debole della catena sociale, a scalare, la propria impotenza.
Mi preme invece dare un segnale, rispetto al percorso intrapreso sul piano dell’assetto politico del nostro Paese. Quale sarà il passo successivo? Sapremo riconoscerlo e soprattutto esiste la possibilità di contrastarlo?
Un assetto – quello che sta avanzando – contro il quale nessuna rivendicazione degli assunti della Carta costituzionale, proposte di riforma elettorale magari magicamente proporzionali, rivendicazioni di diritti, transumanze sindacali o ipotesi di spazi istituzionali per un’opposizione possono o avranno ambiti di espressione minimamente incidenti.
Chi pensa di poter tentare queste strade non ha possibilità alcuna, perché crede di muoversi su di un palcoscenico scomparso da tempo.
Dunque nessuna possibilità di rovesciare questo nuovo modello?
Ovviamente sì, ma se vogliamo pensare ad un sistema di opposizione questo dovrà necessariamente tener conto che siamo di fronte ad un assetto politico assolutamente nuovo, che si sta evolvendo molto rapidamente ed in termini, per noi, negativi di stretta finale, per il quale dobbiamo attrezzarci.
A cominciare dall’analisi, che irresponsabilmente viene sostituita da veri e propri trastulli, ed è quella di cui si sente maggiormente l’assenza.
Ovviamente sì, ma se vogliamo pensare ad un sistema di opposizione questo dovrà necessariamente tener conto che siamo di fronte ad un assetto politico assolutamente nuovo, che si sta evolvendo molto rapidamente ed in termini, per noi, negativi di stretta finale, per il quale dobbiamo attrezzarci.
A cominciare dall’analisi, che irresponsabilmente viene sostituita da veri e propri trastulli, ed è quella di cui si sente maggiormente l’assenza.
Patrizia Turchi