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SUNDAY MAGAZINE

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LA SIRENA STONATA
Entrò in ufficio trafelato e sedette alla scrivania senza neppure notarla, seminascosta dalla pila di cartelle. Detestava arrivare in ritardo, la sua puntualità era ormai proverbiale e spesso oggetto di battute ironiche da parte dei colleghi.
Si era incontrato con Lory al bar come al solito, e lei, dopo il caffè, non prendeva mai altro a colazione, gli aveva detto bruscamente con un forzato sorriso che la loro bella storia era finita. Con il cornetto in gola non era riuscito a spiccicare una parola, e lei era uscita senza voltarsi. Aveva provato a rincorrerla dopo aver pagato e superato lo stupore, solo per una spiegazione, sembrava sparita nel nulla. Vai a capire le donne!
Fino al giorno prima gli diceva che era la sua ragione di vita, l’aria che respirava, un tesoro di gioie segrete! La cosa non gli andava giù: uno, perché era sempre accaduto il contrario con le numerose conquiste, due perché forse si era attaccato troppo a Lory, non sarebbe più successo, non DOVEVA più succedere, per un po’ si sarebbe tenuto alla larga dal pianeta donna.
Appassionato curioso dell’universo femminile, Franco era diventato uno specialista nell’arte della seduzione, collezionando avventure a cui si dedicava con intenso affetto, gioia e simpatia, di tutte conservava ricordi piacevoli e con tutte manteneva legami di sincera amicizia. Non lo interessavano le donne bellissime, quelle che traboccano sensualità, disponibili e facili, ma quelle timide, insicure, timorose di tutto, inconsapevoli della loro carica erotica e delle loro potenzialità, e quelle che si proclamavano femministe affrancate dalla sottomissione al maschio.
Gli piaceva corteggiarle con leggera insistenza, irretirle con gioco sottile fatto di sfioramenti casuali, complimenti allusivi, domande provocanti, brevi poesie, fantasiosi acrostici con le lettere del loro nome, messaggi teneri e dolci, facendo emergere la loro insospettata femminilità. A poco a poco diventava il loro maestro d’amore, scopriva i loro desideri veri e sconosciuti a loro stesse, le trasformava in geishe obbedienti, consapevoli, sincere, sottomesse e nel contempo libere, stupendamente felici.
Lory era di famiglia agiata, ma aveva lottato per imporsi al perbenismo borghese ed era diventata dura e autoritaria, refrattaria al sentimentalismo, un freddo sorriso stampato sulla bocca mentre il cuore piange. L’aveva sedotta con simpatia, sincerità e tenerezza, le cose che le mancavano, e lei imparò ad essere se stessa e a donarsi libera senza falsi pudori ai richiami dell’amore vero. Come negli altri casi era un’esperienza bellissima, ma presto avrebbe fatto in modo che anche quella passione si trasformasse in sincera e fidata amicizia, aveva sempre tutto sotto controllo, invece…
Assorto nei suoi pensieri si accorse dopo parecchio tempo della presenza di qualcuno nel suo ufficio: era la nuova segretaria che lo guardava incerta da una ridicola montatura rossa appoggiata sul naso importante. Accennò un distratto saluto e le porse subito un pacco di fascicoli da protocollare. Attraverso la lunetta bifocale Roberta guardò muta il suo strano principale: capelli arruffati dalla corsa, cravatta allentata, guance arrossate, ruga corrucciata tra gli occhi cangianti e irrequieti, statura media. Cavolo che uomo interessante!
Si immerse nel lavoro seguendo di soppiatto i cambiamenti di espressione del viso che gradatamente sbolliva e si distendeva assumendo un’aria tremendamente simpatica e dolce. Notò il taglio curato della barba e i corti baffi dorati, tormentati continuamente dalle dita pensierose. Anche Antonio, il suo ultimo compagno aveva una specie di tic, retaggio inconscio dell’infanzia: attorcigliava al dito medio una ciocca di capelli. Era irresistibile, specialmente quando con candida innocenza confessava che aveva fatto tardi perché una delle sue tante amiche aveva bisogno di conforto. Non riusciva a tenergli il broncio e non vedeva l’ora di perdonarlo e impadronirsi del viso adorato per coprirlo di baci e carezze. Ma ora aveva chiuso con lui definitivamente, col cuore indurito dai troppi inganni gli aveva sbattuto la porta in faccia e staccato il telefono.
Il giorno del suo compleanno aveva preparato una cenetta raffinata, prosecco di marca in frigo, gelato al limone, candela centrotavola, abitino sottoveste e tacchi vertiginosi sui quali si era esercitata non poco per stare in equilibrio. Dopo due ore di ritardo aveva risposto alla chiamata preoccupata che la sua amica Susanna aveva avuto un problema alla macchina e lui si era offerto di accompagnarla a casa, aveva accettato un aperitivo e si era completamente dimenticato della cena.
Era troppo! Questa volta avrebbe aspettato invano l’ennesima Canossa! Aveva soffocato l’istinto di rispondere ai messaggi, aveva cambiato lavoro e deciso di stare lontana dal pianeta maschile per un po’.
Franco guardò con più attenzione la donna seduta a pochi passi da lui, capelli lisci castano scuro, guance paffute, piuttosto anonima, unica nota appariscente, una sirena d’oro con la coda a scaglie dardeggianti di lapislazzuli sul risvolto grigio della giacca.
Roberta sentì uno sguardo caldo sfiorarle il viso, scendere sul collo, e disegnare delicato il suo seno attraverso la stoffa leggera.
“Giornata nera, vedo, sono Roberta , piacere”.
Le arrivò una scusa sospesa insieme al nome .
“Vuole un caffè alla macchinetta?...glielo vado a prendere subito…appena ritrovo le scarpe…me le tolgo sempre! Magari lo tira un po’ su!”
“Oh no!” pensò Franco ”ci mancava questa oggi, detesto il caffè nel bicchierino di plastica!“, ma disse solo “Sì, grazie”.
La precaria torre di fogli rovinò a terra “Mi scusi tanto! Sono inciampata…ma il caffè è salvo”.
Il colloquio di presentazione finì lì, dopo ci fu solo il silenzio degli sguardi, che ogni tanto si catturavano curiosi. “Non è male” si ripeteva Franco già lontano da Lory “è stata gentile, ha una voce però…gutturale e stridula, come se non avesse ancora trovato la nota giusta! Il seno è una quarta abbondante, invitante…se alza i capelli e scopre la nuca potrebbe eccitarmi”.
Poco prima dell’orario di chiusura, mentre lei era intenta a mettere in ordine le varie cartelle, le si avvicinò silenzioso alle spalle:

Ruvido il tuo silenzio
Originale assenzio
Bagna la penna e le tue labbra chiuse
E tenere diffuse
Rapide pennellate ti dipingono
Ti costringono
A rispondere muta...

Roberta sentì sul collo e sul corpo tutto il calore della sua voce sensuale, una sinfonia per le sue orecchie, sollevò gli occhi e guardò la bocca irresistibile atteggiata a cuore per rendere più
suadenti le parole.

“Non ci provare “ implorò “ho appena chiuso…”
“Perché no? l’ho fatto anch’io!”
“Non sai neppure se ti piacerò”
“Per ora mi attira la tua voce, ha un che di sexy, il resto credo che sarà sicuramente di mio gusto”
“Dammi un po’ di tempo per pensarci”
“Lo vuoi davvero?”
“Sinceramente no “.

Recuperò le scarpe, si alzò e già arrendevole si tuffò nei sorridenti laghi dorati. Subito il noto calore sgorgò malizioso e libero dal nido nascosto di riccioli.
(Camilla)

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