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IL DIROTTAMENTO DI EVO MORALES

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di PIERLUIGI SULLO
Non so voi, ma io sono così stupefatto, per la vicenda dell’aereo del presidente boliviano Evo Morales, da non trovare le parole per dirlo. In questa palude di mezze verità, notizie amputate e comportamenti sfacciati, ad indignarsi pare quasi di essere degli idioti. Ma analizziamo con calma gli eventi.In principio c’è un signore trentenne, uno statunitense informatico e collaboratore prima della Cia e poi di una impresa privata che lavora per la Cia che, angustiato dal rimorso, rivela quel che Ignacio Ramonet, in questo stesso sito (http://www.democraziakmzero.org/2013/06/23/tutti-spiati/), riassume con precisione: siamo tutti spiati dalla National Security Agency e da altre agenzie di intelligence statunitensi ed anglosasoni (stupefacente, questa alleanza su base linguistica, forse razziale: gli Usa condividono le loro informazioni con britannici, canadesi, neozelandesi e australiani, tutti gli altri sono invece da sbirciare con sospetto). Insomma, tutti noi – quando telefoniamo, scriviamo un sms o una mail o usiamo una carta di credito – veniamo intercettati e messi sotto analisi. Snowden aggiunge – fatto che Ramonet non ha potuto scrivere perché è accaduto dopo – che le ambasciate di molti paesi, specialmente europei, Italia inclusa, erano (e sono) zeppe di microspie. “Come ai tempi della guerra fredda”, commenta opportunamente il presidente del parlamento europeo, Schultz, e a noi tutti vengono in mente i foschi film dell’epoca, quando sovietici o tedeschi dell’est spiavano spietatamente chiunque, diplomatici stranieri e semplici cittadini, ciò che provocava l’orrore del democratico Occidente (chi ha visto il film tedesco “Le vite degli altri” sa di cosa parlo). Ma Obama (“yes we can” è diventato nel frattempo “yes we scan”) fa lo spiritoso sul fatto che le spie servono appunto per spiare.
 
Bene, Snowden, in fuga, si rifugia prima in Islanda e poi in Russia, dove – pare – risiede da settimane nella zona transiti (né estero né Russia) dell’aeroporto. Putin dice che gli darebbe l’asilo politico, a patto però che la smetta di “danneggiare” gli americani. Cosa che Snowden non ha intenzione di fare, così presenta domanda di asilo a 21 paesi o più, dei quali solo Bolivia e Venezuela si mostrano disponibili: la pressione Usa è evidentemente fortissima.
Accade nel frattempo che a Mosca si tenga un vertice mondiale dei paesi esportatori di gas naturale (riunione presentata dai media come un raduno di nemici della “libertà”, come il venezuelano Maduro o il boliviano Morales, anche se poi tra i partecipanti c’è, per esempio, il presidente iracheno, che agli Usa non è proprio estraneo). Finito il vertice, il boliviano Evo Morales sale sul suo aereo per tornare in patria – molto lontana – facendo scalo per rifornirsi di carburante a Lisbona. Quando, nella notte, il velivolo sta per entrare nello spazio aereo francese, la Francia, il Portogallo e anche l’Italia comunicano che il permesso di sorvolo non c’è. L’aereo deve quindi fare marcia indietro e praticamente fare un atterraggio d’emergenza a Vienna. Dove tutti i passeggeri vengono controllati dalla polizia. Il sospetto, dicono i media, è che a bordo ci sia proprio Snowden, fuggito dalla zona transiti dell’aeroporto di Mosca e diretto verso il rifugio boliviano.
Snowden non c’è. Ma il sospetto è bastato a far sì che almeno tre governi europei (quello tedesco no, è da notare) praticamente sequestrino il presidente di uno stato sovrano con cui non risulta esserci uno stato di guerra o simili. Non solo, ma le ambasciate italiana e francese a Washington sono tra quelle spiate dagli americani a Washington. Eppure, è bastata una segnalazione degli Usa – probabilmente degli stessi servizi che ascoltano le telefonate dell’ambasciatore italiano negli Usa – perché queste nazioni mostrino una obbedienza cieca. E sì che il giorno prima il presidente francese Hollande aveva detto che lo spionaggio doveva cessare “immediatamente” (il che significa che continua), minacciando di sabotare l’accordo di libero scambio tra Ue ed Usa solennemente deciso al G8 irlandese di qualche settimana fa.
Non è fantastico? Gli spiati obbediscono allo spione per far fuori chi li ha avvertiti dello spionaggio, a costo di prendere in ostaggio il presidente di una nazione con cui, fin qui, i rapporti erano idilliaci. Cos’è che non funziona?
L’Italia, poi, si è comportata in modo particolarmente vile. Se almeno la Freancia ha ammesso di aver impedito all’aereo di Morales di sorvolare il suo territorio, il nostro paese tace e dissimula. O avanza – sulla questione dell’asilo politico – pretesti grotteschi. La domanda di asilo va presentata su suolo italiano, dicono; ma Snowden è stato privato del passaporto, in modo legalmente molto discutibile, e dunque non può viaggiare: come potrebbe mai presentarsi in un commissariato e chiedere asilo? La ministra degli esteri Emma Bonino, che ha molti meriti sui diritti civili ma assai meno quanto a relazioni internazionali, finge di non essere al servizio degli Stati uniti e racconta favole.
La cosa deprimente è che, se in Cina (Snowden è stato anche a Hong Kong, nella sua fuga planetaria) si è manifestato un sostegno diffuso alle ragioni di questo autentico eroe del nostro tempo, come lo definisce Ramonet, in Italia tutto tace. Va bene. Però attenti a non pronunciare parole sospette, quando siete al telefono con la mamma o il fidanzato, ad esempio “terrorismo”: gli algoritmi dei supercomputer della Nsa vi classificherebbero subito come persona da indagare.

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