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Il nostro saluto, attraverso il ricordo di Nique la Police, a Lorenzo Bargellini, compagno fiorentino, grande combattente e fondatore del movimento di lotta per la casa a Firenze, scomparso improvvisamente nella giornata di domenica 4 giugno

Ho conosciuto Lorenzo Bargellini nei profondi anni ’80, in un periodo in cui una rete di collettivi antagonisti stava organizzando una manifestazione a Camp Darby. Appuntamento, assieme a un paio di compagno livornesi storici (che se leggono ricorderanno), a Santa Maria Novella. Appena usciti noi ci si mise a sfottere un gruppo di suore. Mi ricordo, ed è passato qualche lustro, lo sguardo umanissimo e compresivo di Lorenzo (che gli ho rivisto più volte), che ci aveva visto per la prima volta solo da qualche minuto, e il sorriso appena trattenuto come dire “questi sembrano molto bravi ma anche molto matti”. L’episodio, poi, rivenne fuori, scherzandoci sopra pochi anni dopo.
Era un periodo durissimo per i collettivi dell’epoca, non era facile fare politica dopo la tremenda sconfitta degli anni ’70, ed era ancora un periodo di repressione, sia per chiera sopravvissuto, come Lorenzo, sia per chi, come noi, più giovane si avvicinava alla politica di movimento con l’atteggiamentodi chi è scampato, quasi per caso, ad un virus di distruzione di massa sfuggito ad un laboratorio. Mi ricordo anche, non molto tempo dopo, una riunione, a Lucca, dove Lorenzo, ad un certo punto, disse “la ristrutturazione è passata”. E con lei il carico di sterilizzazione della società italiana che, ad oggi, non solo fa ancora sentire il suo peso ma che è stato solo il primo strato di neutralizzazione dell’energia collettiva, del potere orizzontale che si è abbattuto su questo paese. Ci sono cose che, sempre, si spiegano male. Una che oggi si spiega malissimo è come in compagni come Lorenzo, e il sottoscritto, la subordinazione, l’assoggettamento, la verticalità del potere, persino la miseria materiale, appaiano sempre come un cattivo scherzo, una piega strana degli eventi destinata a una durata effimera. Un qualcosa di bizzarro che ha poco a vedere con la natura umana e che, come i castelli di sabbia anche ben torniti, è destinato velocemente a scomparire con la prima ondata. Gli anni settanta hanno insegnato a vedere il potere in questo modo. Solo che le ondate, in politica, si creano. E crearle costa sangue.

Per Lorenzo, dopo il passaggio della ristrutturazione degli anni ’80, il suo contributo, per creare l’onda, oltre a diversi terreni di lotta, è stato nella lunghissima guerra di posizione, in stile vietcong, per il diritto alla casa e contro la speculazione immobiliare. Per quello che mi riguarda, mi sono buttato su altri terreni. E tutte le volte che ci siamo rivisti, alle manifestazioni o a Firenze, devo dire mi ha sempre riconosciuto come un compagno, semplicemente come un compagno che fa cose diverse da quelle che faceva lui. E’ questa spontaneità nel riconoscersi, nel parlarsi questo istantaneo evaporarsi delle barriere personali, che appartiene al meglio della militanza politica di movimento. Quel meglio che il compagno Bargellini ha saputo interpretare.
Non mi sono mai chiesto, a partela geografia dei vari collettivi, dove poter collocare identitariamente Lorenzo. Per questo mi riesce facile citare la frase di una celeberrima canzone “alza la bandera revolucionaria que llevará al pueblo a la emancipación” (alza la bandiera rivoluzionaria che porterà il popolo all’emancipazione). Ecco,Lorenzo era un compagno che il peso di alzare quel genere di bandiera, che indica una strada di emancipazione, sapeva portarlo con grande naturalezza.
Ciao Lorenzo, un grandissimo abbraccio, un arrivederci e un grazie. Di tutto.
nique la police, 5 giugno 2017