Quantcast
Channel: PRECARI UNITED
Viewing all articles
Browse latest Browse all 2361

LA FORZA DEL WAHHABISMO SI CHIAMA PETROLIO

$
0
0

da http://ilmanifesto.info/abd-al-wahhab-alla-conquista-dellislam/


Medio Oriente/Europa. Il wahhabismo sta prendendo il controllo della fede islamica diffondendo tra i giovani musulmani il rifiuto della diversità e della tolleranza. Si propaga grazie ai miliardi di dollari che l'Arabia saudita investe nella costruzione ovunque di moschee, scuole coraniche e centri culturali gestiti da imam pagati da Riyadh. L'Occidente ha usato il wahhabismo per i suoi interessi, oggi ne paga le conseguenze.



Se il pensiero dell’oscuro predicatore Muhammad ibn Abd al Wahhab, due secoli e mezzo dopo il patto siglato nel deserto del Najd con Muhammad ibn Saud, è lanciato alla conquista dell’Islam, lo si deve alla Gran Bretagna e al petrolio. Desiderosi di abbattere l’impero Ottomano, i britannici prima usarono il wahhabismo per fini geopolitici e, successivamente, nel 1932, consentirono ad Abd al Aziz al Saud di dare vita al regno dell’Arabia saudita. Permisero, per i loro interessi, la nascita di una entità che un secolo prima altri musulmani agli ordini di Muhammad Ali Pascià avevano distrutto con varie spedizioni in seguito ai massacri e le distruzioni che l’alleanza wahhabita-saudita aveva compiuto tra l’Hijaz e le città sante sciite di Kerbala e Najaf in nome dell’«Islam puro» e contro l’apostasia. I Saud adottarono il wahhabismo come dottrina ufficiale del nuovo Stato e presero possesso dei due più importanti luoghi santi dell’Islam: La Mecca e Medina. A rendere solide le fondamenta del nuovo Stato fu la scoperta del petrolio, seguita dall’arrivo delle grandi compagnie internazionali e degli Stati Uniti alla cui politica estera il regno resta fedelmente allineato nonostante le differenze emerse con l’Amministrazione Obama.
A molti salafiti non piace essere avvicinati al wahhabismo, che considerano “venduto” agli infedeli a causa dei rapporti stretti che i Saud mantengono con gli Stati non islamici. Ma è un particolare secondario. Perchè il pensiero di Abd al Wahhab è assolutamente simile a ciò che oggi pensano e affermano i salafiti dal Nordafrica al Pakistan. Il predicatore esortava a purificare l’Islam da influenze e pratiche che aveva acquisito nel corso dei secoli per riportarlo ai principi dei Salaf, i pii antenati, coloro che avevano conosciuto il profeta Maometto. Chiunque si fosse dichiarato contrario, a cominciare dagli Sciiti e dai Sufi, considerati non veri musulmani, avrebbe subito una dura punizione. Dopo 250 anni Riyadh vive su questi principi impermeabili a tutto, nonostante l’apparente modernità tecnologica del Paese. Grazie agli enormi profitti generati dal petrolio, i sauditi sono stati impegnati negli ultimi 40 anni in una massiccia promozione del wahhabismo, e, quindi del salafismo, nel mondo islamico e tra i musulmani che vivono nel resto del mondo. Lo hanno fatto investendo cifre astronomiche in attività legali, attraverso la costruzione di migliaia di moschee, scuole coraniche e centri culturali, dove imam pagati spesso direttamente da Riyadh, screditano tutto l’Islam che si discosta dal wahabismo. L’appeal è forte sui giovani musulmani in cerca di riscatto che vivono nei ghetti in cui si sono trasformate tante periferie di città europee dove lavoro, uguaglianza e integrazione sono soltanto delle parole.
Salafismo non è sinonimo di violenza o terrorismo. La maggior parte dei salafiti e dei wahhabiti si limitano ad impostare la loro vita sui principi in cui credono. Tuttavia una corrente di pensiero che probisce la più piccola interpretazione del testo coranico, che arriva a scomunicare gli altri musulmani, che giudica gli sciiti apostati, che guarda con profondo sospetto ai non musulmani, inevitabilmente finisce per dare vita anche ad espressioni violente. Stati Uniti ed Europa per compiacere i loro interessi hanno favorito la conquista dell’Islam da parte dei wahhabiti-salafiti. Prima per sbaragliare i comunisti in giro per il mondo islamico e poi per abbattere i regimi nazionalisti arabi “nemici” dei loro interessi e avversari di Israele. Il premier Netanyahu, che ripete che il suo Paese è l’unica democrazia del Medio Oriente, si vanta da qualche tempo di essere alleato di fatto degli Stati più oscurantisti della regione, le petromonarchie del Golfo, nella lotta all’Iran. L’Arabia saudita era e resta, nonostante il suo contributo al disastro mediorientale e al clima che ora si vive in Europa, una “alleata fedele” dell’Occidente. Non per il petrolio che per la sua abbondanza sul mercato non è più così importante. Contano anche i tanti miliardi di dollari che Riyadh e le altre monarchie del Golfo spendono ogni anno nell’acquisto di armi prodotte negli Usa e in Europa. Due giorni fa Human Rights Watch e Amnesty International hanno chiesto a Parigi, Washington e Londra di interrompere l’esportazione di armamenti alla monarchia wahhabita. L’Istituto Internazionale di Ricerca della Pace di Stoccolma rivela che l’Arabia saudita è il primo importatore di armi al mondo e ha come principali fornitori Londra

Viewing all articles
Browse latest Browse all 2361

Trending Articles