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FRANCIA: STATO DI EMERGENZA MA LO SHOW DEVE CONTINUARE.

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Mentre la Francia bombarda, viene introdotto lo stato di emergenza parallelamente ai soliti inviti a non mostrare paura e continuare tutto come prima.
Questi due articoli ci spiegano cosa sia in dettaglio lo stato di emergenza e perchè dovremmo fare l'opposto di quel che ci chiedono i nostri padroni, cioè smettere di far continuare lo show, che -si sa per definizione!- nonostante i morti deve sempre andare avanti.


da  http://www.senzasoste.it/istituzioni-totali/francia-cosa-vuol-dire-stato-di-emergenza
Lo stato d’emergenza è stato decretato da Hollande in seguito agli attentati di Parigi. Inoltre, i controlli alle frontiere saranno ristabiliti fino a nuovo ordine.
Piccola sintesi di quel che significa per le nostre libertà…
“Ho chiesto dei rinforzi militari. Ho anche convocato il Consiglio dei ministri. Due decisioni saranno prese : sarà decretato lo stato d’emergenza, il che vuol dire che numerosi luoghi saranno chiusi, la circolazione sarà vietata in alcune zone. Lo stato d’emergenza riguarderà l’insieme del territorio.
(François Hollande, verso mezzanotte di venerdì 13 novembre)
Cos’è lo stato d’emergenza? E’ un testo basato su una legge votata il 3 aprile 1955.
Dopo la Seconda Guerra mondiale è stato utilizzato più volte:
·  Durante la guerra d’Algeria, ma solamente sul territorio colonizzato (l’Algeria francese), dal 1955 al 1961 a tempo indeterminato, fino a un massimo di dodici mesi.
·  Nel territorio occupato in Kanaky durante circa sei mesi.
·  Nel 2005 durante l’ondata di rivolte che ha interessato le periferie francesi. Si trattava, all'epoca, dell'unica volta in cui veniva utilizzato nella Francia metropolitana.

E’ quindi la prima volta che lo stato d’emergenza è decretato sull’insieme del territorio francese. Nel 2005 solo alcuni dipartimenti (province, n.d.t.) sono stati interessati dallo stato d’emergenza.
Quali saranno le principali conseguenze sulle libertà pubbliche? Saranno considerevoli.
Circolazione limitata
“La dichiarazione dello stato d’emergenza dà potere al prefetto, il cui dipartimento si trovi interamente o in parte compreso in una circoscrizione prevista all'articolo 2 :
1. Di vietare la circolazione delle persone o dei veicoli nei luoghi e alle ore stabilite tramite ordinanza;
2. Di istituire, tramite ordinanza, delle zone di protezione o di sicurezza dove il permanere delle persone sia regolamentato;
3. Di vietare la permanenza in tutto il dipartimento, o in una sua parte, a chiunque cerchi di ostacolare, in qualunque maniera, l’azione dei poteri pubblici.”
In sostanza, il prefetto può decidere di bloccare completamente un quartiere. Può inoltre stabilire un'azione precisa su casi individuali. In questo modo può fare in modo che  a una lista di persone sia vietato l'accesso a una parte del territorio. Il tutto con una procedura di estrema rapidità. Tutti i poteri al al prefetto.
Facilitazione dell'assegnazione della libertà vigilata
“In ogni caso il ministro dell’interno e, in Algeria, il governatore generale possono determinare l’assegnazione a residenza in una circoscrizione territoriale o in una località determinata a chiunque risieda nella zona indicata dal decreto di cui all’articolo 2, di cui l’attività si riveli pericolosa per la sicurezza e l’ordine pubblico delle circoscrizioni territoriali a cui si riferisce il suddetto articolo.
L’assegnazione a residenza deve permettere a coloro che ne sono l’oggetto di risiedere in un’agglomerazione o in prossimità immediata di un’agglomerazione.
In nessun caso, l’assegnazione a residenza potrà avere per effetto la creazione di campi dove siano detenute le persone alle quali si fa riferimento nel precedente capoverso.
L’autorità amministrativa dovrà adottare tutte le disposizioni necessarie ad assicurare la sussistenza delle persone costrette a residenza, così come quella della loro famiglia.”
Riassumendo, ogni persona segnalata all’antiterrorismo potrà essere rinchiusa nella propria abitazione a partire da domani. Per fortuna (oh, come si sta bene in Francia), si precisa che non potremo essere rinchiusi in dei campi.
Si noterà la vaghezza del provvedimento. Ogni persona giudicata dallo Stato (giudice, prefetto…) come ‘pericolosa’ potrà ritrovarsi sotto sequestro.
Libertà pubbliche e politiche ridotte:
“Il ministro dell'interno, per l'insieme del territorio su cui è istituito lo stato di emergenza, il governo generale per l'Algeria e il prefetto, nel dipartimento, possono ordinare la chiusura provvisoria di sale di spettacolo, rivenditori di alcolici e luoghi di riunione di qualsiasi natura nelle zone determinate dal decreto previsto all'articolo 2.
Possono essere inoltre  proibite, a titolo generale o particolare, le riunioni di natura tale da provocare o mantenere il disordine.”
Quindi, in poche parole, vi sarà proibito lamentarvi di questa situazione.
Chiunque contesterà lo stato di cose esistente sarà suscettibile di repressione. E' quindi possibile che le future manifestazioni per la COP vengano vietate.
Censura e perquisizioni domiciliari facilitate
“ Il decreto che dichiara o la legge che proroga lo stato di emergenza possono, tramite una apposita disposizione:
1. Conferire alle autorità amministrative di cui all'articolo 8 il potere di ordinare perquisizioni domiciliari di giorno e di notte;
2. Abilitare le stesse autorità a prendere ogni misura per assicurare il controllo della stampa e delle pubblicazioni di qualsiasi natura oltre a quello delle trasmissioni radiofoniche, delle proiezioni cinematografiche e delle rappresentazioni teatrali.
Le disposizioni del paragrafo 1 del presente articolo sono applicabili solamente nelle zone fissate dal decreto previsto all'articolo 2.
Tutto è detto. La stampa può essere vietata. Le persone possono essere perquisite secondo il volere delle autorità di polizia...
Non avrete il diritto di non essere d'accordo
“Le violazioni alle disposizioni degli articoli 5, 6, 8, 9 e 11 (2.) saranno punite con la carcerazione da otto giorni a due mesi e una multa da 11 euro a 3 750 euro o con solamente una di queste due pene. L'esecuzione d'ufficio, da parte dell'autorità amministrativa, delle misure prescritte può essere assicurata nonostante l'esistenza di tali disposizioni penali.
Potrebbero piovere pene di incarcerazione. Pene poi... non siamo affatto sicuri che ci sarà veramente un giudizio... A quanto pare si tratta di pene al di fuori di qualsiasi contesto penale.
Quindi in pratica siamo di fronte al peggio del peggio di tutte le forme di stato. Gli sbirri hanno poteri quasi illimitati, e saranno tesi. State all'occhio.
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da http://popoffquotidiano.it/2015/11/16/parigi-il-sangue-e-di-tutti/

Dopo i valori che autorizzano la guerra, il discorso mediatico vuole convincerci a  non aver paura. Ed invece dovremmo proprio fermarci, smettere di uscire e di consumare

di Eugenia Foddai
Tutto per la guerra! – dicevano i ministri, i deputati, i generali, i giornalisti – Sì, cominciava a dire a se stesso il soldato russo in trincea – sono tutti pronti a combattere sino all’ultima goccia … del mio sangue.
La stessa foga guerrafondaia del 1915, ricordata da Trotskij in Storia della rivoluzione russa, la troviamo nelle parole del presidente Hollande, del suo vicepresidente Sarkozy (non mi sto sbagliando) e di tutto il sistema politico e mediatico che deve trovare il modo più fruttuoso per uscire, guadagnando il massimo, dall’incubo della strage di Parigi del 13 novembre 2015.
Siamo in guerra! Ci dicono. E i francesi dovrebbero rispondere: ma noi non l’abbiamo votata, noi abbiamo votato Hollande per voltar pagina dopo l’incubo Sarkozy ed invece la pagina è rimasta la stessa con le scritte rosse del sangue dei libici, degli irakeni, dei maliani e dei siriani ed ora dei 481 fra morti e feriti sul suolo francese.
Siamo tutti vittime e carne da macello di questo sistema. Finché non alzeremo lo sguardo perso in sterili rivendicazioni religiose e identitarie, per tagliare il nodo gordiano, ci impiccheremo da soli. Solo la lotta di classe potrà cambiare lo stato di cose presente, noi non dobbiamo mai dimenticarlo!
Il galletto Hollande, gonfiando le sue piume spelacchiate, in questi anni ha disperatamente cercato un successo militare all’estero per bilanciare i fallimenti economici all’interno. Si è sempre vantato, come un bravo mercante d’armi, delle vendite di tecnologia militare francese all’estero, anche in paesi poverissimi. E i francesi sono stati zitti, complici, pavidi perché questi contratti portano lavoro e occupazione. Anche noi italiani stiamo zitti e siamo complici, pavidi, e accettiamo l’inaccettabile: siamo il paese dell’Unione Europea che esporta più armi in Israele; magari non proprio noi che ci informiamo, che protestiamo, che ci organizziamo, ma la massa sì, si sta bevendo tutto quello che gli propinano giornalisti mai come ora asserviti al potere.
I canali francesi di informazione, molto più raffinati dei nostri, sono tutti legati alla destra. Ieri su BFMTV un invitato alla mensa mediatica spiegava che la Francia è nel mirino del terrorismo dello Stato Islamico per via del suo intervento in Siria, è stato prontamente zittito dalla giornalista Ruth Elkrief che gli ha ricordato che la Francia è sempre stata sotto attacco. Non c’è storia per questa campionessa della manipolazione, solo un eterno presente. Lo spiraglio di verità doveva essere chiuso all’istante perché a nessuno venisse in mente di chiedere semplicemente il disimpegno immediato della Francia in Siria. I giornalisti di questi media sono i cani da guardia dei vampiri che succhiano il sangue di tutti: molto più importanti dei politici, degli esperti e degli economisti.
Ci parlano di valori francesi esportati a suon di armi e servizi operativi, nel 2013 questi sono aumentati del 30% rispetto al 2012, l’industria francese si è ricollegata, ha detto con orgoglio il ministro della guerra, perché non si può più parlare di difesa, con i tradizionali clienti del Medio Oriente che rappresentano il 40% dei contratti in vigore.
C’è addirittura chi si spinge temerariamente parlando di valori europei, verrebbe da chiedergli quali sono questi valori, ma subito lo stesso opinionista usa la parola magica “democrazia” e allora sì che ci viene da ridere, perché se c’è un valore che è stato cancellato dall’Unione Europea è proprio questo, siamo in un regime di dittatura e non è perché siamo liberi ancora di scrivere qualcosa di libero che diamo la dimostrazione del contrario, se fossimo letti dalle masse ci avrebbero già fatto tacere.
Dopo i valori che autorizzano la guerra, il discorso mediatico vuole convincerci a non aver paura. Sotto il monumento di Place de la République, meta di pellegrinaggio dopo la strage di Charlie Hebdo, c’è ora una scritta che piace a tutti “MÊME PAS PEUR”: non ho nemmeno paura, non ci fate un baffo, riferita naturalmente ai terroristi, perché così si chiamano quelli che terrorizzano; ed è quello che ci chiede il potere: versato il sangue di tutti, tutto deve riprendere a girare: tornate nei bistrot gente, nei caffè, nei ristoranti, nelle sale di concerto, allo stadio: vivete come prima … avanti, andiamo avanti, chi si ferma è perduto.
Ed invece dovremmo proprio fermarci, smettere di uscire e di consumare, solo allora qualcuno comincerebbe a fare due conti: conviene di più la guerra o che Parigi risplenda in tutta la sua vitalità e bellezza? Quanto il crollo del turismo parigino potrebbe far cambiare idea a questi guerrafondai sulla spinta delle proteste di chi di turismo vive? Visto che la coscienza collettiva è ottenebrata dai mezzi mediatici non ci resta che pensare e sperare che siano le condizioni materiali a decidere un cambio di politica estera alla testa di questo governo di pseudo socialisti, che aspettano solo l’occasione per cambiar nome in democratici, sempre comunque pseudo.

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